Un progetto anomalo e insolito che, paradossalmente, guarda avanti tornando
indietro, riappropriandosi di suoni classici grazie ai quali
i pezzi di Trasparente, prendono nuova vita, mutando in maniera
notevole e inaspettata. Questo è L'attuale jungla, disco
live di Marco Parente che documenta il suo incontro
con la Millennium Bugs' Orchestra di Mirko Guerrini. Abbiamo incontrato il musicista toscano
per farci raccontare qualcosa in più su questo progetto.
In genere un disco dal vivo arriva in un momento particolare del percorso di un musicsta,
per chiuderne una fase o aprirne qualcun'altra. In questo caso però il disco è così
particolare che esce dalle tradizionali prospettive discografiche...
È vero, alla fine è venuto fuori un disco dal vivo abbastanza anomalo. Ho
voluto arrangiare tutto con una big band per tentare di chiudere un cerchio,
un percorso cominciato non dal primo disco ma da Trasparente.
Il nuovo album può essere considerato l'ampliamento di ognuna delle anime che ha composto
quel disco. C'erano, per esempio, i due brani elettronici realizzati con Lorenzo Brusci
che volevo sviluppare dal vivo ma che non pensavo potessero diventare un progetto
discografico, cosa poi avvenuta con Pillole buone. Il nuovo
disco rappresenta un'altra anima, opposta, è un po' la classicizzazione di Trasparente.
Un passaggio un po' paradossale, quello dall'elettronica al «classico»...
Sì, è paradossale, ma penso che sia così che si deve fare, perché non si devono porre
limiti a cio che si può fare, non ci sono schieramenti o linee
che devono essere per forza seguiti. D'altronde in Trasparente, anche se magari
solo accennati, esistevano questi incontri, queste possibilità e mi incuriosiva vedere
cosa poteva succedere con un esperimento di questo tipo.
Anche il termine «classico» ha una valenza particolare: quasi nessuno in
Italia fa musica con queste caratteristiche.
Il mio nuovo album è classico e insieme moderno. Un lavoro di questo
tipo con una big band non mi sembra abbia molti precedenti: una big band non
è un'orchestra classica, ha un suono più definito, è una cosa diversa. Inoltre,
nonostante sia un live, lo considero come un disco a sé stante,
perché ha messo molto a fuoco anche le singole canzoni.
Ci sono state molte prove prima dei concerti registrati?
No. Insieme abbiamo provato pochissimo: abbiamo suonato tutti insieme per
la prima volta al primo concerto, dal quale non abbiamo poi preso
quasi niente per il disco a causa di vari problemi. Anche dopo, c
omunque, il gruppo e la big band hanno provato separatamente e, tra l'altro,
arrangiamenti e scaletta continuavano a mutare. Anche al primo concerto l'impressione
che si è avuta dal di fuori è stata quella
di un'unione già quasi perfettamente definita, anche se in realtà non era così.
Non avevi paura di vedere la tua voce sommersa da un suono così pieno?
Sì, ce l'avevo, ma mi sono quasi subito tranquillizzato. Non sono
un cantante all'italiana che vuole la voce sopra a tutto, mi
piacciono la musicalità e l'insieme: nei momenti in cui c'è confusione mi va
bene che ci sia. E poi gli arrangiamenti sono fatti bene: una buona scrittura dà il
giusto spazio a ogni strumento.
C'è un pezzo che ritieni rappresenti bene il disco?
Forse Come un coltello, dal punto di
vista dell'unione tra il suono della big band e quello del gruppo rock,
è il pezzo l'arrangiamento più riuscito.
Attraverso il progetto Pillole buone, hai lavorato sull'open
source applicandovi il tuo interesse per i suoni elettronici. Cosa pensi della Rete,
del fatto che i dischi siano ormai accessibili a tutti, tanto da rendere quasi
inutile l'acquisto degli originali?
Penso che se esiste una crisi del mercato discografico, questa non debba essere
imputata alla possibilità di scaricare dischi da Internet. Ha più
a che fare, semmai, con un'errata politica da parte di chi produce i
dischi li produce. Per quanto mi riguarda, più cose vengono condivise, meglio è:
nel momento in cui le ho realizzate e pubblicate, penso che debbano arrivare al
maggior numero di persone possibile. Una maggiore diffusione è un fatto unicamente positivo
perché permette di mettere in circolo un'idea, di far nascere confronti
e incontri nuovi, più di quanto accadesse in passato. Le case discografiche non hanno
capito che l'ostacolare questo processo, anche a causa del prezzo assurdo dei
dischi, non porta a niente. Io, per esempio, non riesco a ripubblicare i
miei primi due dischi per problemi con le precedenti etichette:
per me è umiliante e anche imbarazzante non poter dare indicazioni a
chi, soprattutto ai concerti, mi chiede dove poterli comprare. Inoltre penso che
se uno ama veramente un disco, prima o poi se lo compra, perché è
appassionato e perché vuole premiare la passione e l'impegno di chi quel disco l'ha fatto.
Canti, suoni la chitarra, il piano, la batteria e le percussioni. Uscirà mai
un disco in cui fa tutto Marco Parente?
Può capitare che io faccia cose da solo, spesso in maniera molto informale,
non troppo pensata, a parte Paradiso, Inferno, Piano terra,
che era uno spettacolo in cui ero completamente solo sul palco ma interagivo
con fonico, tecnico luci e scenografo.
Farai un tour per far ascoltare il disco?
Farò una serie di mini-date in formazione ridotta alla Fnac e poi spero qualche
data nelle città più grandi, anche se è complicato perché portare in
giro una big band non è facile. Contemporaneamente non voglio smettere di suonare
dal vivo anche in altri contesti. Il 27 gennaio, per esempio, suonerò in
trio alla Casa 139 di Milano. In realtà posso riprodurre L'attuale
jungla anche senza big band, con l'ausilio di qualche fiato: le possibilità sono tante.
L'attuale jungla
Ecco le date degli showcase in programma alla Fnac:
14 febbraio - Torino
15 febbraio - Genova
24 febbraio - Napoli
di Gianvittorio Randaccio
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